Il mondo attuale ha la spaventosa faccia dell”assenza del soggetto, della molteplicità sfuggente e fluida dell”io psichico da cui è fuggita la forma, lasciando il fantasma e il vuoto: non avrà bisogno di una vera e inesorabile confessione?” Maria Zambrano (1904-1991) in “La confessione come genere letterario”. Un saggio dove l’autrice, attraverso l’analisi di autori come Platone, Spinoza, Rousseau, Sant’Agostino, studia la confessione come genere letterario.
La confessione come genere letterario è qualcosa di esclusivo della cultura occidentale e vi compare – afferma l”autrice – nei momenti in cui la cultura sembra essere e l”uomo si sente solo e abbandonato. Chi legge una confessione è obbligato a leggere dentro se stesso e ad esporsi alla luce come ha fatto chi si è confessato. La confessione come genere letterario mostra il cammino attraverso il quale la vita s”avvicina alla verità e cerca di riempire il vuoto dell”inimicizia tra la ragione e la vita. La ragione moderna ha lasciato svilita la vita; superbia (dovuta all”idealismo) e umiliazione sono i due poli dell”anima moderna che non si è riconciliata con se stessa e ha reagito con l”azione; un”azione rivoluzionaria, dove le speranze precipitano. L’autrice infine, si sofferma in particolare sul surrealismo, vicino alla confessione, quando diventa indispensabile ricercare il punto in cui il reale e l”immaginario non sono più percepiti in modo contraddittorio.
Scrivere di sè, delle proprie emozioni, dei propri conflitti e delle paure, significa accettare di entrare in un mondo sconosciuto, dove tutto è improvviso, anche le parole, che si compongono in un ritmo irrefrenabile.