I dipinti a grandezza naturale di Ceruti fanno luce sulla povertà e sul lavoro nell’Italia del XVIII secolo
Il J. Paul Getty Museum presenta Giacomo Ceruti: A Compassionate Eye, una mostra con ritratti inquietanti e realistici di uomini, donne e bambini in condizioni di povertà, realizzati dall’artista italiano del XVIII secolo Giacomo Ceruti. Organizzata con Fondazione Brescia Musei, la mostra sarà visitabile fino al 29 ottobre 2023.
I dipinti europei del XVII e XVIII secolo sono conosciuti soprattutto per le nature morte, le scene storiche, i ritratti e le rappresentazioni idealizzate di soggetti religiosi e mitologici. Gli artisti raramente rappresentavano i poveri e, quando lo facevano, li rappresentavano per lo più come mascalzoni o come figure di parodia. I dipinti di Ceruti sono in netto contrasto, fornendo una visione empatica di coloro che vivono ai margini della società e che sono stati spesso cancellati dalla storia. Con occhio compassionevole, ha trasmesso la loro umanità e dignità su larga scala.
Recessione, guerra, carestia e peste erano minacce comuni che portavano alla povertà ai tempi di Ceruti
Tempi difficili soprattutto per coloro che facevano affidamento esclusivamente sul proprio reddito per sopravvivere. I personaggi da lui raffigurati appartenevano a quelli che la società considerava poveri “redimibili”, ovvero coloro che non rappresentavano alcun pericolo per gli altri e, come tali, meritavano aiuto finanziario e spirituale. Tra loro c’erano donne ospitate in istituti di beneficenza che insegnavano loro a leggere e a cucire, come quelle mostrate in Donne che lavorano sul pizzo a tombolo (The Sewing School), che evoca un senso di partecipazione emotiva, poiché diverse figure guardano direttamente lo spettatore in mezzo ai loro occupazioni quotidiane. Altri protagonisti dei dipinti di Ceruti sono anziani e disabili che chiedono l’elemosina o seduti sfiniti, così come uomini, donne e bambini che lottano per guadagnarsi da vivere come calzolai, merlettaie, filatrici e giovani orfani costretti a vivere per strada e lavorare come portieri. Le dimensioni monumentali e le sorprendenti espressioni facciali delle figure di Ceruti ne aumentano l’impatto e le elevano oltre i tradizionali dipinti di genere della vita ordinaria. Un esempio è I tre mendicanti del Museo Thyssen-Bornemisza, che mostra tre figure anziane vestite di stracci che sembrano lottare per sopravvivere pur conservando un forte senso di empatia reciproca.
Sebbene Ceruti abbia avuto un notevole successo durante la sua vita, fu quasi dimenticato dopo la sua morte fino alla fine degli anni ’20, quando 12 delle sue opere furono riscoperte nel castello di Padernello vicino alla città di Brescia, nel nord Italia. Soprannominate il “Ciclo di Padernello”, queste opere, che sono al centro della mostra, hanno lasciato perplessi gli studiosi che si interrogavano sulla loro funzione, mecenatismo e esposizione originale.

La simpatia di Ceruti per le persone che vivono in povertà è ulteriormente mostrata in Autoritratto come pellegrino, impiegando intenzionalmente una tavolozza di colori limitata per ritrarre se stesso come un pellegrino in un viaggio religioso. Mentre la maggior parte degli artisti dell’epoca esaltavano la propria professione attraverso gli autoritratti e si presentavano come gentiluomini eleganti e colti, Ceruti preferiva raffigurarsi come un uomo umile in abiti semplici con la mano sul petto, suggerendo una parentela spirituale con i sudditi indigenti di i suoi dipinti.
Giacomo Ceruti: A Compassionate Eye è curata da Davide Gasparotto, curatore dipartimento dipinti del Getty Museum.
Immagine di copertina: Donne che lavorano il pizzo al tombolo (Scuola di cucito), 1720–1725 circa, Giacomo Ceruti. Olio su tela. 59 1/16 x 78 3/4 pollici. Collezione privata, EX.2023.4.15. ©Fotostudio Rapuzzi, Brescia