La prossima primavera, la National Gallery esporrà l’ultimo dipinto di Caravaggio, che non si vedeva nel Regno Unito da quasi 20 anni.
Nella nuova mostra L’Ultimo Caravaggio (18 aprile – 21 luglio 2024), ‘Il Martirio di Sant’Orsola’, 1610, generosamente prestato dalla Collezione Intesa Sanpaolo (Gallerie d’Italia – Napoli), sarà esposto insieme a un’altra opera tarda dello stesso Caravaggio. Artista italiano della Collezione della Galleria Nazionale, Salomè riceve la Testa di Giovanni Battista, 1609–10 circa. Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571–1610) è una delle figure più rivoluzionarie dell’arte. I suoi dipinti straordinariamente originali ed emotivamente carichi, con il loro intenso naturalismo, l’illuminazione drammatica e la potente narrazione, hanno avuto un impatto duraturo sull’arte europea e risuonano fino ai giorni nostri. Il Martirio di Sant’Orsola, riattribuito a Caravaggio solo nel 1980 in seguito alla scoperta di una lettera d’archivio che ne descriveva la commissione, rappresenta una rara opportunità per esplorare il periodo finale della vita di Caravaggio. Questa lettera (Archivio di Stato, Napoli) – esposta in mostra e mostrata per la prima volta nel Regno Unito – che fu inviata da Napoli (dove fu dipinto il quadro) a Genova (dove visse il suo mecenate, Marcantonio Doria), documenta le fasi finali della commissione del dipinto. “Il Martirio di Sant’Orsola”, che include un autoritratto di Caravaggio che scruta oltre la spalla della santa, fu dipinto durante gli ultimi mesi di vita dell’artista. Spedito da Napoli il 27 maggio, il dipinto finito arrivò a Genova il 18 giugno 1610. Poche settimane dopo, nel luglio 1610, lo stesso Caravaggio partì da Napoli, sperando di tornare a Roma dove credeva che sarebbe stato graziato per l’omicidio, commesso nel 1606, cosa che lo aveva costretto a fuggire verso sud. Morì a Porto Ercole il 18 luglio 1610, senza mai giungere a destinazione. Ne ‘Il Martirio di Sant’Orsola’ Caravaggio si discosta dall’iconografia tradizionale di Sant’Orsola dove viene generalmente raffigurata solo con i simboli del martirio e in compagnia di una o più delle sue compagne vergini. Sceglie invece di raffigurare il momento stesso in cui la santa, avendo rifiutato di sposare un Unno che non condivideva la sua fede cristiana, viene da lui colpita da una freccia. La composizione strettamente ritagliata conferisce alla scena un’enorme enfasi drammatica.
L’intera scena è intrisa di un complesso gioco di luci e ombre o chiaroscuro, caratteristico dei dipinti di Caravaggio.
Lo spettatore si trova di fronte a un’intricata rappresentazione delle mani: le mani colpevoli che hanno appena scoccato la freccia, le mani di Ursula che incorniciano la ferita mortale nel suo petto e la mano dello spettatore, infilata tra i due protagonisti giusto un momento troppo tardi. Caravaggio include il proprio autoritratto sulla destra del dipinto, guardando, impotente.
Michelangelo Merisi da Caravaggio, ‘Il martirio di Sant’Orsola’, 1610. Collezione Intesa Sanpaolo. Gallerie d’Italia – Napoli © Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Luciano Pedicini, Napoli
Anche il dipinto della Galleria Nazionale, “Salome riceve la testa di Giovanni Battista”, fu dipinto verso la fine della vita di Caravaggio.
Michelangelo Merisi da Caravaggio, ‘Salome riceve la testa di Giovanni Battista’, 1609-10 circa
La storia della morte di Giovanni Battista è raccontata nel Vangelo di Marco (6, 16–29). Giovanni aveva criticato il re Erode per aver sposato la moglie del fratello defunto, Erodiade, e lei cercava vendetta. Alla festa di compleanno di Erode, la figlia di Erodiade, Salomè, deliziò così tanto il re con la sua danza che lui le promise tutto ciò che desiderava. Incoraggiata da sua madre, chiese la testa del Battista e il re fece giustiziare Giovanni. Caravaggio ha ridotto ancora una volta la storia all’essenziale, concentrandosi sulla tragedia umana e trasmettendo il potere emotivo della scena attraverso una tavolozza più attenuata, un chiaroscuro pronunciato e gesti drammaticamente coreografici. Il brutale boia pone la testa di Giovanni su un vassoio tenuto da Salomè, la cui espressione seria e lo sguardo di traverso sono enigmatici. Un’anziana serva stringe le mani in segno di dolore, dando il tono emotivo. Il formato a mezzo busto avvicina le figure, esaltando l’impatto drammatico della scena. Caratteristica delle opere mature di Caravaggio, la composizione appare semplice ma nasconde una sofisticata interazione fisica e psicologica tra i protagonisti principali. Salomè e il boia sono sottilmente legati dalle loro pose – gli angoli delle loro teste si riecheggiano a vicenda e una forte luce radente cade sui loro volti – ma il loro ruolo è molto diverso. Il volto del boia è impassibile mentre protende la testa verso Salomè: può aver brandito la spada ma la colpa della morte del Battista è di lei.
Questa mostra offrirà l’opportunità di esplorare gli ultimi dipinti di Caravaggio, la rappresentazione della violenza nella sua opera e di riflettere sulla violenza nei nostri tempi.
La programmazione e l’attività attorno a questo progetto faranno luce sulla figura di Sant’Orsola, permettendo ai visitatori di esplorare la sua storia. Verranno esaminate anche le narrazioni della violenza maschile nei dipinti di Caravaggio.