La Tate Modern presenta una mostra storica di uno degli artisti più straordinari del ventesimo secolo: Philip Guston (1913-1980).
La prima grande retrospettiva dell’artista nel Regno Unito in 20 anni, la mostra comprende più di 100 dipinti e disegni provenienti da tutti i cinquant’anni di carriera di Guston. Offre una nuova visione dei primi anni formativi e dell’attivismo dell’artista, del suo celebre periodo di astrazione e dei suoi lavori tardivi stimolanti. Con una prospettiva fortemente modellata dalle sue esperienze di tragedia personale e dall’ingiustizia sociale negli Stati Uniti, la mostra traccia l’irrequietezza di un artista che ha sfidato la categorizzazione e non ha mai smesso di oltrepassare i confini della pittura. Presentata in ordine cronologico, la mostra inizia con i primi anni di Guston quando era figlio di immigrati ebrei sfuggiti alle persecuzioni nell’attuale Ucraina, e la successiva migrazione della famiglia a Los Angeles nel 1922. In gran parte autodidatta, Guston era attratto dalle immagini dei cartoni animati, dalle Pittura dei vecchi maestri, surrealismo e muralismo messicano. In un contesto minaccioso di crescente antisemitismo e di attività del Ku Klux Klan che avrebbe influenzato la sua posizione permanente contro il razzismo, il lavoro del giovane Guston divenne sempre più politico. Dipinti successivi come Bombardment (1937) raffigurano la risposta dell’artista alla violenza e all’ingiustizia che vedeva nel mondo. I murales e le collaborazioni di Guston vengono sottoposti a un nuovo esame in questa mostra. Con Reuben Kadish e Jules Langsner si recò in Messico nel 1934 per creare un murale di protesta radicale The Struggle Against Terrorism 1934-5. I visitatori della Tate Modern possono vedere una proiezione di quest’opera, la prima volta che uno dei murali di Guston viene mostrato su tale scala. Cambiando il suo nome da Phillip Goldstein a Philip Guston nel 1935 e trasferendosi a New York l’anno successivo, creò murales per il Works Progress Administration Federal Art Project, finanziato dal governo, prima di fare il primo di tre viaggi artisticamente significativi in Italia. Ritornato negli Stati Uniti, si mosse con decisione verso un linguaggio sempre più astratto, come si vede in dipinti come White Painting I (1951), diventando una figura influente nella New York School insieme al suo compagno di liceo Jackson Pollock, Willem de Kooning e Mark Rothko. In mostra sono presenti diverse opere influenti della prima grande retrospettiva di Guston al Guggenheim Museum nel 1962, tra cui Dial 1956.
Verso la fine degli anni ’60, Guston iniziò a sentirsi deluso dall’astrazione mentre contemporaneamente lottava con il mondo sempre più travagliato che lo circondava. Cominciò a lottare con il concetto di male nella sua pratica. Caricature inquietanti di figure incappucciate del Ku Klux Klan che prendono parte ad attività quotidiane si materializzarono nel suo lavoro, quando iniziò a mettere in discussione la complicità della società nella violenza e nel razzismo. Questo periodo culminò nell’ormai famigerata mostra di dipinti con figure incappucciate alla Marlborough Gallery nel 1970, che includeva The Studio 1969, in cui interrogò se stesso e l’establishment. Critici e colleghi rimasero costernati da questa nuova direzione, interpretando lo stile figurativo da cartone animato di questi “cappucci” come un crudo rifiuto dell’astrazione. All’indomani della mostra di Marlborough, Guston tornò in Italia dove creò dozzine di piccoli dipinti che evocavano le rovine e i giardini di Roma. Molte di queste opere rom sono incluse nella mostra.
Al suo ritorno nel suo studio nello stato di New York, ha inventato un nuovo linguaggio artistico fatto di occhi giganti, montagne di gambe, scarpe abbandonate e oggetti di uso quotidiano resi familiari e strani. L’ultimo decennio della vita di Guston, sebbene trascorso in relativa oscurità, fu il più produttivo, quando creò alcune delle sue opere più complesse e riconoscibili. Collaborando ampiamente in tutte le discipline, trasse molta ispirazione dai poeti dell’epoca. Nella mostra sono presenti quattro quadri-poesia, in cui illustra versi scritti da sua moglie, l’artista e poetessa Musa McKim (1908-1992). Un’altra opera presentata solo alla Tate, Sleeping 1977, mostra un’immagine monumentale dell’artista che dorme nel letto, vulnerabile e sognante. Durante questo periodo finale, Guston rimase ribelle più che mai, creando combinazioni di immagini oniriche e figure da incubo, l’immaginario di quale è più conosciuto.