I due quadri topografici, o vedute, risalgono al 1734 circa, quando l’artista era all’apice delle sue forze; e sebbene l’identità del committente sia incerta, sono plausibilmente legati ad Elisabetta, moglie del 3° conte di Essex. Le opere saranno proposte in coppia da Christie’s a Londra il 7 dicembre
Provenienza: (Forse) Commissionate nel 1733 da Elisabetta, contessa di Essex (morta nel 1784) e per eredità a suo figlio, William Anne, 4° Conte di Essex (1732-1799).
Questa eccezionale coppia di vedute di Venezia del Canaletto fu dipinta intorno al 1733, quando era all’apice delle sue potenzialità come eccezionale vedutista italiano del suo tempo. Come la maggior parte delle sue opere più belle del periodo, le due tele furono quasi certamente dipinte per un mecenate inglese per il quale agì come agente il mercante Joseph Smith, in seguito console a Venezia. Qualitativamente, la coppia è di calibro paragonabile alla grande sequenza di vedute sul Canal Grande dipinte per lo stesso Smith, ora nella Royal Collection, e alla celebre serie di Woburn per la quale sopravvivono i pagamenti del 1734-6 da parte di John Russell, quarto duca di Bedford al fratello di Smith e agente londinese, John Smith. Charles Beddington ha avanzato l’ipotesi plausibile che i due fossero componenti del set di quattro tele commissionate nel 1733 dalla sorella del duca, Elisabetta, contessa di Essex, e spedite da Smith entro il 18 settembre dell’anno successivo. Smith, la cui nomina a console era dovuta all’influenza politica di Charles Lennox, 2° duca di Richmond, uno dei primi mecenati del Canaletto, capì che, sia per ragioni visive che politiche, a causa del parallelo tra il potere dei patrizi veneziani e quello della fitta oligarchia Whig in Gran Bretagna, le vedute di Venezia piacevano ai mecenati Whig, molti ma non tutti i quali visitarono Venezia durante il Grand Tour. la Foce del Canal Grande mostra, da sinistra, la Dogana di Giuseppe Benoni, del 1677, sormontata dal bronzo della Fortuna di Bernardo Falcone su globo sorretto da due atlanti, dietro la quale si trova la grande chiesa di Santa Maria della Salute di Baldassare Longhena , i dorsi dei timpani sopra la facciata tardogotica di San Gregorio, la torre ormai demolita di palazzo Venier delle Torreselle e la sequenza di palazzi tra questo e il campanile di Santa Maria della Carità. Sulla destra, oltre il Palazzo Barozzi Emo Treves de Bonfili di Bartolomeo Monopola (mostrato prima dell’ampliamento a ovest) si trovano il seicentesco Palazzo Badoer Tiepolo e una sequenza di palazzi, tra cui Palazzo Giustiniani Michiel Alvise, Palazzo Contarini e il Palazzo successivamente ampliato Ferro Fini), che riconduce al lato est del massiccio Palazzo Corner della Ca’ Grande del Sansovino, dietro il quale il canale curva a destra, scomparendo alla vista.
La vista del Molo mostra da sinistra, poco sotto le quattro campate della Zecca (la Zecca) del Sansovino adiacente alla sua Libreria, dietro la quale si trova il Campanile. Accanto c’è la Piazzetta, con le colonne di San Teodoro e di San Marco, la Torre dell’Orologio, il fronte sud di San Marco, fiancheggiato dal Palazzo Ducale, e a destra i Prigioni e sei edifici a est di questo, il quarto di che è il tardo-trecentesco Palazzo Dandolo Gritti Bernardo. Se la basilica era il cuore spirituale della repubblica veneziana, il Palazzo Ducale, la Libreria, la Zecca e, appunto, i Prigioni hanno avuto tutti un ruolo chiave nella vita politica e culturale della Serenissima.
Entrambe le immagini implicano punti di vista nel Bacino di San Marco appena a est dell’imboccatura del Canal Grande.
Comprensibilmente entrambi erano, e rimangono, tra i soggetti veneziani più suggestivi. Canaletto non ripeteva mai le sue composizioni, ma come i musicisti del suo tempo sapeva variarle, spostando l’angolo di visione e variando la tipologia e la posizione dei vasi che tanto contribuivano al suo senso di arretramento.
L’opera è ripresa dalla stessa angolazione in modo che a sinistra della Dogana si veda uno stretto scorcio delle Zattere, con visibile anche l’angolo estremo del Palazzo Treves Bonfili. Il punto di vista in questa immagine è un po’ più a est, così che oltre le barche ormeggiate si vedono un po’ più delle Zattere e viene mostrata l’intera facciata sul canale di Palazzo Treves Bonfili. Ci sono piccoli aggiustamenti: il campanile della Carità è più corto che nei quadri di Smith o Woburn e posto più a sinistra della facciata di Palazzo Corner. Nel quadro di Smith, la vicinanza implicita della Dogana sminuisce l’impatto della Salute, la cui cupola è più bassa di quanto non sia nella composizione. Nella foto di Woburn, il punto di vista più distante assicura che il Saluto sia più dominante. In quest’opera il processo viene portato avanti in una fase in cui la chiesa è posta più in alto della Dogana nel piano pittorico. In tutte e tre le tele le imbarcazioni differiscono, anche se in ciascuna almeno un consistente vascello è schierato sulla banchina della Dogana; solo in questo caso vi sono affiancate due gondole. Come ha notato Charles Beddington, l’acquaforte di Antonio Visentini ispirata alla tela di Smith contribuì a rendere popolare la composizione e Canaletto fu chiamato a fornirne varianti successive, tutte di dimensioni diverse, una dalla collezione Liechtenstein (Constable, op. cit., n. 165), un altro copiato da Baudin e inciso nel 1739 (ibid., n. 167) e uno dipinto a Londra (ibid., n. 163); diversa è la disposizione delle gondole e delle altre imbarcazioni in tutte le varianti autografe. Il quadro di Smith e quello di Woburn, entrambi leggermente più larghi del quadro di Houston (49,5 x 72,5 cm), sono entrambi quasi identici nelle dimensioni a questa tela (47,7 x 79,1 cm e 47 x 79 cm). Le misure molto simili di questo quadro e del suo compagno confermano l’evidenza stilistica che i due sono strettamente contemporanei a questi, come concorda Charles Beddington.
Fin dall’inizio della sua carriera di vedutista, Canaletto sapeva che i suoi quadri condizionavano la visione di Venezia di chi non l’aveva visitata. Un’espressione eloquente di ciò è offerta in una lettera di Frances, contessa di Hertford, poi duchessa di Somerset, alla sua amica Henrietta, contessa di Pomfret, che allora si trovava a Venezia: Ti ho accompagnato (con l’immaginazione) al palazzo ducale di Venezia, di cui conosco la facciata e ne sono affascinato, da un grande quadro che ne ha Sir Hugh Smithson [suo genero], dipinto da Cannalletti… Deve essere certamente uno spettacolo sorprendente e nobile. (Corrispondenza tra Frances, contessa di Hertford (poi duchessa di Somerset) e Henrietta Louisa, contessa di Pomfret, Londra, 1824, III, p. 254). Era altrettanto consapevole che molti committenti richiedevano quadri che potessero essere appesi in coppia o come componenti di serie più lunghe e che, fornendo pendagli con punti di vista complementari o intersecanti – come con questa coppia – avrebbe potuto offrire un’impressione tridimensionale della relazione tra alcuni degli edifici chiave di Venezia.
Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697-1768), Il Molo, con la Piazzetta e il Palazzo Ducale, dal Bacino. All’asta in coppia con Venezia: La Foce del Canal Grande da Est. Olio su tela. 48,3 x 79,3 cm (19 x 31¼ pollici). Stima: £ 8.000.000-12.000.000. Offerto in Old Masters Part I il 7 dicembre 2023 da Christie’s a Londra
Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697-1768), Venezia: La Foce del Canal Grande da Est. Da mettere in asta in coppia con Il Molo, con la Piazzetta e Palazzo Ducale, dal Bacino. Olio su tela. 47,6 x 78,7 cm (18¾ x 31 pollici). Stima: £ 8.000.000-12.000.000. Offerto in Old Masters Part I il 7 dicembre 2023 da Christie’s a Londra