Welcome To Our Awesome Magazine WordPress Theme

Il valore della cultura è essere un’agente del cambiamento della società e della civiltà. In tal senso, la valorizzazione della cultura impatta direttamente sulla condizione umana ed esistenziale come generatore di senso, di consenso e di conoscenza. L’affermazione di questa condizione avviene quando la cultura diviene essere il propagatore principale sia della memoria, cioè della stratificazione e della cristallizzazione del passato e del presente, sia del futuro, cioè dell’espansione e della diffusione di nuovi o rigenerati contenuti e significati. Il risultato che ne deriva è la costruzione di un patrimonio culturale, quale totale capitale materiale e immateriale accumulato nel tempo e sfruttabile per originare nuova produzione. Però, questo valore di riferimento si compone maggiormente di sostanza immateriale. Cioè, difficile da quantificare economicamente, ma virtuosamente determinante per poter conseguire evoluzione, ottenere progresso e cambiamento. Il che verrebbe da dire che il valore della cultura “è senza prezzo”, appunto nel senso della sua forte componente immaterica.
Quindi, se l’investimento in cultura è un apporto necessario per lo sviluppo della civiltà e della società, gli investitori, siano essi gli artisti oppure siano i mecenati, sono chiamati a partecipare a questa formazione e produzione impiegando al meglio i loro mezzi. Gli artisti devono lavorare in modo indipendente e in libertà per manifestare il loro pensiero, la loro opera e la loro creatività. I mecenati e i sostenitori devono contribuire promuovendo e diffondendo questi artisti e queste opere. Solo creando questa condizione osmotica e sinergica si potrà dare quella spinta e quell’effetto sopra citato.
Ne consegue che, il valore della cultura dovrebbe mantenere la sua cifra inestimabile, in quanto, solo così potrebbe garantire quella superiorità ed elevazione per andare oltre, per stimolare il cambiamento. Questa immaterialità è sia il mistero sia il volano della produzione culturale e, senza questa precondizione di emancipazione e di autodeterminazione, i risultati saranno modesti a la produzione sarà bassamente rigenerativa e innovativa.

Quindi, i mecenati, siano essi privati o pubblici, per aiutare e agevolare questa spinta, dovrebbero stare un passo indietro senza diritto di replica o di censura e beneficiare del loro contributo di restituzione economica che, magicamente, si trasforma in valore culturale per la società.


Written by

Classe 1967, Torinese, residente a Milano. Una vita dedicata all’ “Impresa” come manager, imprenditore e stratega. Al percorso professionale ha abbinato la passione per lo scrivere saggi come forma di restituzione del sapere. Ha iniziato la sua carriera presso le agenzie di pubblicità per poi proseguire in varie aziende internazionali occupandosi prevalentemente di marketing strategico, di business development e di gestione d’impresa: Levi Strauss&Co, Autogrill, Ermenegildo Zegna, Ferrari Auto, Moleskine e Barbisio. Nell’ultimo decennio si è occupato dell’azienda della sua famiglia Strega Alberti Benevento e in contemporanea ha fondato SOULSIDE, boutique di consulenza strategica. Al percorso professionale ha abbinato la pubblicazione di saggi su temi business – “Strategie retail nella moda e nel lusso” 2006, “Travel retailing” 2009, “Ritorno alla bottega” 2014, “Aziende storiche operative e silenti” 2014, “Retailization” 2016, “Breviario sul pensiero strategico” 2019, “Legenday Brands” 2020, “Il museo dialogante” 2021 – e l’insegnamento in business school – Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione ISTUD, Università IULM. Giornalista-pubblicista dal 2001. www.emanuelesacerdote.com

No comments

LEAVE A COMMENT