Il Mori Art Museum, Tokyo, ospita la mostra per il 20° anniversario del Mori Art Museum intitolata Our Ecology: Toward a Planetary Living fino a domenica 31 marzo 2024
Si dice che l’impatto dell’umanità sul nostro pianeta a partire dalla rivoluzione industriale, soprattutto nella seconda metà del XX secolo, corrisponda a quello delle migliaia di anni precedenti di cambiamento geologico. Ciò che si è trasformato in una crisi ambientale su scala globale, infatti, ha le sue origini in innumerevoli ma specifici eventi e situazioni locali nei paesi industrializzati di tutto il mondo, che forniscono un quadro alla Nostra Ecologia.
Questa mostra è caratterizzata da quattro capitoli di diversa espressione, grazie a un’impressionante line-up di 34 artisti nazionali e stranieri, e circa 100 opere in totale, dalle opere storiche a un numero commissionato appositamente per la mostra. Il primo capitolo, “All Is Connected”, tocca il complesso intreccio dell’ambiente e/o degli ecosistemi con l’attività umana. Il capitolo successivo, intitolato “Ritorno alla Terra”, riesamina le opere degli artisti giapponesi dagli anni ’50 agli anni ’80, decenni in cui l’inquinamento ha costituito un oscuro lato negativo della rapida crescita economica del paese. Il terzo capitolo, “La Grande Accelerazione”, introduce opere che rivelano lo sfruttamento delle risorse della Terra da parte dell’uomo, offrendo allo stesso tempo una sorta di speranza. Il quarto e ultimo capitolo, “Il futuro è dentro di noi”, è dedicato alla discussione divergente odierna sull’utilizzo di tecnologie antiche e all’avanguardia per delineare futuri possibili attraverso espressioni artistiche di attivismo, conoscenza indigena, femminismo, intelligenza artificiale e intelligenza collettiva e anche spiritualità. Soprattutto, il titolo La nostra ecologia: verso una vita planetaria chiede chi siamo e a chi appartiene l’ambiente terrestre.
La mostra ci spinge a pensare ai problemi ambientali e ad altre questioni non solo da una prospettiva antropocentrica, ma anche guardando alle molteplici ecologie della Terra da un punto di vista più ampio e completo
Questa mostra sostenibile, progettata per ridurre al minimo l’uso dei trasporti e per riutilizzare e riciclare quante più risorse possibile, renderà il Mori Art Museum un luogo in cui riflettere su come l’arte e gli artisti contemporanei si sono finora impegnati con le questioni ambientali e come possono continuare a farlo in futuro.
In questa mostra, l’“ecologia” non inizia e non finisce con “l’ambiente”. Tutto sul nostro pianeta, vivente o meno, fa parte di una sorta di ciclo e attraverso quel ciclo tutto, tangibile e intangibile, è connesso. Questo primo capitolo presenta opere di artisti contemporanei che danno espressione a quel ciclo e al processo di connessione in modi diversi. La documentazione fotografica di Hans Haacke presa dalla prospettiva di connettere sistemi sociali ed economici con ecosistemi come animali e piante, e una grande installazione di Nina Canell, che offre ai visitatori la possibilità di sperimentare indirettamente il processo attraverso il quale il materiale organico delle conchiglie viene convertito in il materiale da costruzione del cemento, ci ricordano come anche noi facciamo parte dei grandi e intricati cicli del mondo: le sue ecologie.
Durante il periodo di forte crescita del dopoguerra, il Giappone soffrì di gravi problemi ambientali innescati da disastri naturali, inquinamento industriale e scorie radioattive. In quanto storia dell’arte ambientale regionale, questo capitolo è incentrato sulle opere degli artisti giapponesi e sul loro impegno con le questioni ambientali nel corso dei decenni, esposti in ordine cronologico dagli anni ’50 agli anni ’60, ’70 e ’80, monitorando contemporaneamente i principali sviluppi nella tecnica espressiva. Le opere presentate includono il dipinto Man and Fish (1954) di Katsura Yuki, che tratta dell’esposizione del peschereccio giapponese Daigo Fukuryu Maru (” Lucky Dragon No. 5 “) al fallout nucleare vicino all’atollo di Bikini e l’oggetto compatto di Nakanishi Natsuyuki (1966/1968 ), in cui oggetti usati di uso quotidiano sono confezionati in resina acrilica a forma di uovo. Inoltre, Return to Earth (1971) di Koie Ryoji, che utilizzò la terra per realizzare opere su temi nucleari e antinucleari, mostra il volto dell’artista cotto nella terra, che si sgretola di nuovo nel terreno, mentre Taniguchi Gaho riproduce una composizione floreale di ikebana. ha creato negli anni ’80, esprimendo il rapporto tra la natura e l’uomo.
Immagine di copertina: Martha Atienza
Adlaw sa mga Mananagat 2022 (Fisherfolks Day 2022)
2022 Video, silent
45 min. 44 sec. (loop)
Production support: Han Nefkens Foundation, Mondriaan Fund, and Shane Akeroyd
Commission: The 17th Istanbul Biennial
Courtesy: Silverlens, Manila/New York