Se è accettabile considerare la cultura un’agente del cambiamento bisogna capire come portare a compimento la sua progettazione e la sua azione. La funzione d’uso principale della cultura è trasmettere, trasferire, tramandare. Quest’azione avviene attraverso l’utilizzo di tre archetipi di base che lavorano principalmente in cooperazione.
Il linguaggio (in senso lato) rappresenta il vettore di trasmissione primordiale che codifica significati e segni condivisi e accettati. Il linguaggio produce l’opera (scrittura, pittura, teatro, ecc.) che diventa la manifestazione culturale condivisibile e trasmettibile. L’opera per continuare a esistere deve costituire un archivio (museo, catalogo, biblioteca, parco archeologico, ecc.) che diventa il contenitore organizzato di queste manifestazioni.
Questi tre archetipi hanno sia la capacità produttiva sia la capacità comunicativa. Nel loro insieme sinergico e sincrono generano cambiamento ed evoluzione e fondano il patrimonio culturale sottostante. La sofisticazione linguistica, la varietà produttiva e la densità di luoghi preposti rappresentano nel loro insieme la potenza culturale che una civiltà sia in grado di rappresentare, condividere e sfruttare. Il godimento del patrimonio culturale è quindi la risultante di un complesso sistema produttivo generato nel tempo per il futuro benessere e utilizzo delle generazioni
future. Secondo questa chiave di lettura si identifica l’implicita promessa di questi archetipi. Mi riferisco all’ambizione e all’intenzione di contribuire appunto al futuro godimento per le prossime generazioni. Questi archetipi rappresentano, narrano e illustrano i momenti del passato e del presente e contestualmente diventano anche le basi per consolidare le traiettorie future. Per rispettare questa dinamicità la natura del godimento necessita sempre avere uno spirito conservativo, uno valorizzativo e infine uno rigenerativo. Usare e sfruttare al meglio il patrimonio culturale diviene quindi un supremo obiettivo per le società e per il benessere delle civiltà.
Però senza alfabetizzazione e socializzazione funzionale del patrimonio culturale disponibile la società mancherà l’obiettivo prioritario di promuovere la conoscenza, la partecipazione e la collaborazione tra i suoi membri. Le istituzioni preposte, siano esse pubbliche o private, hanno descritto nei loro statuti questi principi di base e attuato piani promozionali. L’idea pulsante è che bisognerà aumentare gli sforzi e le risorse per rendere più accessibile e più disponibile la cultura alle periferie sociali più remote. Il successo sarà includere e stimolare le parti sociali più insensibili e più inconsapevoli del potere culturale e del vantaggioso godimento e, quindi, la cultura come agente del cambiamento avrà assolto una parte fondamentale del suo compito.