La campagna di manutenzione programmata dei Bronzi di Riace iniziata il mese di aprile si protrarrà fino al 18 settembre, rientra nell’accordo-quadro tra il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, dove sono esposti i Bronzi, e l’Istituto centrale per il restauro ed ha lo scopo di verificare e controllare lo stato di conservazione delle due statue. L’ultimo intervento di restauro sui Bronzi di Riace fu effettuato tra il 2009 ed il 2013 a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, grazie alla collaborazione tra l’Istituto centrale per il restauro e l’allora Soprintendenza ai Beni archeologici della Calabria.
Gli archeologi lo sanno: i fondali marini racchiudono i tesori di navi naufragate che possono essere scoperti solo per un benevolo caso. Era l’agosto del 1972 che un subacqueo amatoriale avvistò nel Mar Ionio, a circa duecento metri dalla costa di Riace, in Calabria, una spalla umana che emergeva dal fango. Allertate le autorità, il 21 agosto è stato possibile rimontare una prima scultura, il bronzo “B”, seguita, il giorno successivo, dal bronzo “A”. La notizia si diffuse molto rapidamente e parve evidente che queste due figure virili nude di quasi due metri rappresentassero autentici capolavori del V secolo a.C., periodo in cui l’arte greca raggiunse un primo vertice nella resa naturalistica del corpo umano.
Sebbene scoperti nel 1972, i Bronzi di Riace non sono usciti dalla conservazione fino al 1981. Fino ad oggi, queste statue sono esposte in una sala microclimatica in cima a una piattaforma antisismica rivestita in marmo di Carrara.
Conosciute proprio come “Statua A” e “Statua B”, queste sculture sono state realizzate utilizzando la tecnica della fusione a cera persa. La statua A raffigura un guerriero più giovane, forse Tydeus, alto 1,98 metri. La statua B, leggermente più alta con i suoi 1,99 metri, raffigura un guerriero più maturo. Questi bronzi sono ottimi esempi di contrapposto, dove il peso grava sulle gambe posteriori, aggiungendo realismo e movimento. La loro muscolatura è dettagliata ma non eccessivamente incisa, facendoli apparire potenti e realistici. Gli occhi della statua A sono fatti di calcite, mentre i denti sono d’argento e le labbra e i capezzoli sono di rame.
Il contesto storico
Nel V secolo a.C. la Calabria faceva parte della Magna Grecia, abitata da popolazioni di lingua greca. I Bronzi di Riace probabilmente hanno avuto origine in quest’epoca, con la Statua A realizzata tra il 460 e il 450 a.C. e la Statua B tra il 430 e il 420 a.C. Alcuni studiosi attribuiscono la Statua A a Mirone e la Statua B ad Alcamene, allievo di Fidia. Queste statue esemplificano la transizione dalla scultura greca arcaica al primo stile classico, combinando forme idealizzate con dettagli realistici. Si ritiene generalmente che le statue fossero in viaggio su una nave che affondò, sebbene non sia stato trovato alcun relitto. I bronzi potrebbero essere stati destinati ad un sito locale o trasportati in Italia in seguito alle conquiste romane. Diverse teorie suggeriscono che potrebbero rappresentare figure come Tideo e Anfiarao dei Sette contro Tebe, o guerrieri ateniesi di Delfi.
Il mare del Mediterraneo che bagna la Calabria diventa co-protagonista insieme ai Bronzi di Riace.
Questo nuovo intervento diventa assai importante sia per la valorizzazione di queste opere ma anche per il territorio a cui sono pervenute informazioni sull’arte e sul patrimonio culturale greco, consacrando i Bronzi simboli della Calabria celebrati in tutto il mondo. I Bronzi di Riace non rappresentano solo due statue, ma un intero ecosistema culturale, quello della Magna Grecia, quello del cuore del Mediterraneo perchè la valorizzazione di una regione in un contesto nazionale ed internazionale, parte dalla sua storia, dal patrimonio culturale, architettonico, paesaggistico, nonché subacqueo di tutta la Calabria.