In questo secolo non potevano mancare i cosidetti artisti “à la mode” coloro che erano dediti alla pittura a cavallo tra ‘800 e ‘900
Capaci di offrire l’opportunità di scoprire la bellezza della pittura della Belle Époque, testimonianza di una stagione impareggiabile, dove il progresso e il benessere delle classi più agiate dette modo ad artisti mondani, eclettici ed estrosi di rappresentarla nella maniera più esclusiva ed elegante. Protagonista fu la donna e “eterno femmineo” che ogni pittore mette al centro in ogni dipinto costruito sul filo sottile della seduzione femminile. Donne bellissime, eleganti e intriganti, oggetti del desiderio, ma anche consapevoli e ormai con lo sguardo rivolto verso l’emancipazione, ritratte in ambiti sempre raffinati, interni borghesi, all’uscita da teatro, in crociera o abbandonate elegantemente sulla spiaggia o in riva al mare. Le protagoniste sono “Les Parisiennes”, signore elegantemente parigine. Dipinti che conquistano allora il gusto internazionale di gusto internazionale ma che offrono uno spaccato della vita e del gusto a cavallo tra Ottocento e Novecento.Un periodo che fa emergere una classe sociale dedita al lavoro e alle apparenze, in una continua emulazione dei più alti ceti aristocratici, grazie alla quale molti artisti in cerca di fortuna riusciranno a farsi un nome grazie alle committenze di ritratti in cui l’abito si fa veicolo di messaggi sociali ed identitari. Arte che prediligeva la borghesia in virtù di una fiducia verso il progresso che in quel periodo pareva dovesse affermarsi. Anche se oggi ci appare un’arte piuttosto classista o snob ma che in realtà ci aiuta a capire quanto questa classe sociale non avesse ideali e non riuscisse ancora a rinuncia a tutti quei privilegi che ben presto per fatti politici sarebbero sfumati dando origine a un periodo di contestazione politica e sociale per una propria dignità umana. Saper leggere dai particolari di questi dipinti possiamo comprendere da nasce il desiderio della ricerca di manifestare uguali diritti, che verrà meglio interpretata da successivi movimenti del ‘900. Simbolicamente l’addio “Farewell” di Corcos esprime esattamente la fine di questo periodo. Marika Lion
Vittorio Matteo Corcos. Corcos nacque a Livorno nel 1859 da una modesta famiglia ebraica. Si iscrisse poi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, seguendo i corsi di Pollastrini. Tra il 1878 e il ’79 si trasferì a Napoli ospite di Morelli, dove eseguì L’Arabo in preghiera, acquistato dal re Umberto I, e Il boia. Nell’80, dietro suggerimento di questi, raggiunse la capitale francese e qui conobbe Giuseppe De Nittis che gli presentò Zola, Daudet, Degas e Manet. Entrò poi in contatto con il famoso mercante d’arte Goupil che, reclutandolo nella propria “scuderia” (il contratto durerà 15 anni), l’orientò verso una copiosa produzione di ritratti e di raffinati interni che assecondassero il gusto e le richieste di una clientela mondana. Nel 1882 frequentò lo studio del celebre ritrattista Léon Bonnat. In Francia si dedicò anche alla grafica pubblicitaria e all’illustrazione (Le Figaro, L’Illustrazione italiana) e partecipò a numerosi Salon (A la brasserie, 1881; Lune de miel, 1882; Ritratto di dama, 1885). Nel 1886 rientrò in Italia per il servizio militare, stabilendosi a Firenze. Il 29 dicembre sposò Emma Ciabatti e strinse amicizia con Telemaco Signorini. Su consiglio di quest’ultimo, intraprese alcuni occasionali viaggi a Londra per conoscere quell’ambiente artistico. Nel 1897 espose a Firenze uno dei suoi quadri più famosi, Sogni, in cui il genere ritrattistico è declinato in velate atmosfere decadenti.Tra i più celebri ritratti ricordiamo quello di Silvestro Lega (1889), di Pietro Mascagni (1891), di Giosuè Carducci ((1892), di Paolina Clelia Silvia Bondi (1909) e della giovane sposa di Umberto di Savoia, la Principessa Maria José. Nel 1913 donò agli Uffizi il proprio Autoritratto. Morì a Firenze l’8 novembre e pochi giorni più tardi lo seguì la moglie.
Vittorio Matteo Corcos, Sogni, dettaglio, 1896Accanto ai ritratti dei socialite, che gli valsero fama e notorietà, Corcos si dedicò anche a tematiche religiose e a soggetti agresti, sulla scia dei francesi Millet e Breton. In quest’ultimo genere venne fortemente influenzato dalla letteratura simbolista e naturalista d’oltralpe, che in Italia aveva i suoi corrispondenti in Carducci, Pascoli e D’Annunzio, personaggi che conosceva grazie all’intercessione della moglie Emma Ciabatti, fine letterata. Tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento il salotto di casa Corcos era il luogo di ritrovo di artisti ed intellettuali, molti dei quali furono dipinti da Corcos. I più assidui erano gli stessi che d’estate si ritrovano a Castiglioncello, luogo che è rimasto sullo sfondo di numerose sue opere.
Vittorio Matteo Corcos. Quanto vale la sua opera?