Oggi affrontiamo il tema del Realismo, un movimento nato in Francia ma che si sviluppò anche in Italia ponendo l’accento in particolare modo alla vita quotidiana e spesso contadina. Grande attenzione venne dedicata al mondo del lavoro e, soprattutto, alla condizione della donna nei contesti lavorativi di quel tempo nelle campagne, queste ultime ancora legate a tradizioni e stili di vita quasi arcaici. Il lavoro delle donne, così come raccontato da questi artisti, riesce sempre e comunque a mantenere una qualche dimensione etica. si coglie la consapevolezza che il lavoro onesto, per quanto umile, salva la dignità personale. Raffigurazioni di donne, madri e figlie umilissime ma piene di orgoglio. Arte che voleva dimostrare i mutamenti sociali, economici e politici del tempo e legati alla crescita del proletariato urbano e alla nascita della lotta di classe. Prenderemo ad esempio un’artista italiano – forse meno noto al pubblico – Francesco Paolo Michetti e un dipinto in particolare modo, Il ritorno dai campi, dove emerge la condizione in cui anche i bambini erano impegnati nel lavoro utile al fabbisogno del mantenimento dell’intera famiglia. Una giovanissima ragazza scalza che anticipa di pochi passi il fratello più giovane anch’esso scalzo. Hanno con sé un semplice raccolto di frutta e dei ramoscelli fra le mani e seguiti nel loro passo verso casa da da alcune pecore al rientro dal pascolo. Il tutto denota comunque una sorta di orgoglio. Da notare la croce al collo della fanciulla e sul fondo, in alto del colle, un gruppo di case dove spunta la chiesa con il campanile e il ramoscello di ulivo, simbologie iconografiche di protezione e ricerca di speranza. L’ottocento resta un periodo – tra i più recenti – che meglio ci descrive le condizioni socio-politiche del nostro Paese. Marika Lion
Note sul realismo
In Francia il realismo non fu adottato consapevolmente come programma estetico fino alla metà del XIX secolo. In effetti, il realismo può essere visto come una tendenza importante nei romanzi e nei dipinti francesi tra il 1850 e il 1880. Una delle prime apparizioni del termine realismo fu nel Mercure français du XIXe siècle del 1826, in cui la parola è usata per descrivere una dottrina. basato non sull’imitazione delle conquiste artistiche del passato ma sulla rappresentazione veritiera e accurata dei modelli che la natura e la vita contemporanea offrono all’artista. I sostenitori francesi del realismo erano d’accordo nel rifiutare l’artificiosità sia del Classicismo che del Romanticismo delle accademie e sulla necessità della contemporaneità in un’opera d’arte efficace. Hanno tentato di ritrarre la vita, le apparenze, i problemi, i costumi e i costumi delle classi medie e inferiori, di chi non è eccezionale, dell’ordinario, dell’umile e del disadorno. In effetti, si impegnarono coscienziosamente a riprodurre tutti gli aspetti precedentemente ignorati della vita e della società contemporanea: i suoi atteggiamenti mentali, l’ambiente fisico e le condizioni materiali.
Gustave Courbet è stato il primo artista a proclamare e praticare consapevolmente l’estetica realista
Dopo che la sua enorme tela Lo Studio (1854–55) fu rifiutata dall’Esposizione Universale del 1855, l’artista la espose insieme ad altre opere sotto il titolo “Realismo, G. Courbet” in un padiglione appositamente costruito. Courbet era fortemente contrario all’idealizzazione nella sua arte e esortava gli altri artisti a fare invece del luogo comune e del contemporaneo il fulcro della loro arte. Considerava la rappresentazione schietta di scene della vita quotidiana come un’arte veramente democratica. Dipinti come La sepoltura a Ornans (1849) e Gli spaccapietre (1849), che aveva esposto al Salon del 1850-51, avevano già scioccato il pubblico e i critici per la schietta e disadorna fattualità con cui raffiguravano umili contadini e contadini. lavoratori. Il fatto che Courbet non glorificasse i suoi contadini ma li presentasse con coraggio e crudità creò una reazione violenta nel mondo dell’arte. Lo stile e il soggetto dell’opera di Courbet furono costruiti su un terreno già aperto dai pittori della scuola di Barbizon. Théodore Rousseau, Charles-François Daubigny, Jean-François Millet e altri si stabilirono all’inizio degli anni Trenta dell’Ottocento nel villaggio francese di Barbizon con l’obiettivo di riprodurre fedelmente il carattere locale del paesaggio. Sebbene ogni pittore di Barbizon avesse il proprio stile e interessi specifici, tutti enfatizzavano nelle loro opere gli aspetti semplici e ordinari piuttosto che quelli grandiosi e monumentali della natura. Si allontanarono dal pittoresco melodrammatico e dipinsero forme solide e dettagliate che erano il risultato di un’attenta osservazione. In opere come The Winnower (1848), Millet fu uno dei primi artisti a ritrarre i lavoratori contadini con una grandiosità e una monumentalità fino ad allora riservate a persone più importanti.
In Italia, l’arte realista emerse come risposta ai cambiamenti sociali, politici ed economici del XIX secolo
Questo movimento artistico, noto come “Realismo italiano” o “Verismo,” fu particolarmente influente tra la metà e la fine del secolo. Arte rivolta principalmente alle tematiche della vita quotidiana, della classe lavoratrice e delle condizioni sociali dell’epoca. Voleva essere un movimento di rappresentazione oggettiva della realtà, in contrasto con le idealizzazioni del Romanticismo precedente.
L’Ottava 1878 di Francesco Paolo Michetti
Tra i pittori più famosi ricordiamo Giovanni Fattori, Francesco Paolo Michetti e Teofilo Patini, i quali ritrassero la povera gente del loro tempo nella quotidianità dando grande attenzione ad ogni dettaglio della realtà. Michetti Francesco Paolo ( 1851 – 1929). Si diplomò presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo, con Edoardo Dalbono, del maestro Domenico Morelli, di cui inizialmente imitò il naturalismo e il realismo visionario: giovane promettente, la sua opera fu subito notata anche da Filippo Palizzi, suo conterraneo, che in quegli anni viveva a Napoli. Come molti pittori dell’epoca, fin dal 1871 Michetti si era anche interessato alla fotografia per lo studio dal vero dei soggetti dei suoi quadri.
Francesco Paolo Michetti – Il ritorno dai campi