Questo autunno, il Museo del Louvre dedica una mostra unica a queste molteplici figure del pazzo, che abbondano nell’universo visivo dal XIII al XVI secolo.
Manoscritti miniati, libri a stampa e incisioni, arazzi, dipinti, sculture, oggetti preziosi o di uso quotidiano: tra Medioevo e Rinascimento, il pazzo invade letteralmente l’intero spazio artistico e si afferma come figura affascinante, travagliata ed eversiva in un’epoca di rotture, non così lontane dalle nostre.
La mostra si interroga su questa onnipresenza dei pazzi nell’arte e nella cultura occidentale della fine del Medioevo: cosa significano questi pazzi, che sembrano giocare un ruolo chiave nella transizione ai tempi moderni?
Se il pazzo fa ridere e porta con sé un universo pieno di buffonate, compaiono anche dimensioni erotiche, scatologiche, tragiche e violente. Capace del meglio e del peggio, il pazzo è a sua volta colui che intrattiene, mette in guardia, denuncia, inverte i valori o addirittura rovescia l’ordine costituito. Riunendo nello spazio della sala Napoleone, completamente rinnovata, più di trecento opere, prestate da 90 istituzioni francesi, europee e americane, la mostra propone un eccezionale viaggio nell’arte del Nord Europa (mondi fiamminghi, germanici, anglo-sassoni). e francese soprattutto) e mette in luce un Medioevo profano, affascinante e molto più complesso di quanto crediamo. Esplora anche la scomparsa del pazzo quando trionfarono la Ragione e l’Illuminismo, prima di una rinascita alla fine del XVIII secolo e per tutto il XIX secolo. Il pazzo diventa allora la figura con cui gli artisti si identificano: “E se il pazzo fossi io?”
FIGURES DU FOU DU MOYEN ÂGE AUX ROMANTIQUES – 16 OTTOBRE 2024 – 3 FEBBRAIO 2025 SALA NAPOLEONE – LOUVRE
Questa mostra ambiziosa e stimolante si propone di affrontare la figura tipicamente medievale del pazzo attraverso le sue rappresentazioni. Riunirà più di 300 opere in un percorso cronologico e tematico: sculture, oggetti d’arte (avori, scatole, bronzetti), medaglie, miniature, disegni, incisioni, tavole, arazzi. Per il grande pubblico, l’arte medievale è essenzialmente religiosa. Fu però il Medioevo a dare corpo alla figura eversiva del pazzo. Se affonda le sue radici nel pensiero religioso, fiorì nel mondo secolare per diventare, alla fine di quel periodo, un elemento essenziale della vita sociale urbana.
Per l’uomo medievale, la definizione di stolto è data dalle Scritture, in particolare dal primo versetto del Salmo 52: “Dixit insipiens…” (Lo stolto disse in cuor suo: “Non c’è Dio!”). La follia è soprattutto ignoranza e assenza di amore per Dio. Esistono invece anche dei “pazzi di Dio”, come san Francesco. Nel XIII secolo, la nozione era quindi indissolubilmente legata all’amore e alla sua misura o eccesso, prima nell’ambito spirituale, poi in quello terreno.
Il tema della follia amorosa tormenta i romanzi cavallereschi (quello di Yvain, Perceval, Lancillotto o Tristano) e le loro numerose rappresentazioni, in particolare nelle miniature e negli avori. Ben presto, tra l’amante e la sua dama si interpone il personaggio del pazzo: è lui che denuncia i valori cortesi e sottolinea il carattere lussurioso, perfino osceno, dell’amore umano. Da mistico o simbolico che fosse, il pazzo divenne “politicizzato” e “socializzato”: nel XIV secolo, il buffone di corte divenne l’antitesi istituzionalizzata della saggezza reale e le sue parole ironiche o critiche furono accettate. Viene messa in atto una nuova iconografia e riconosciamo il buffone dai suoi attributi: berretto, mantello rigato o mezzo busto, cappuccio, campanelli.
Il XV secolo vide la straordinaria espansione della figura del pazzo, legata alle feste carnevalesche e al folklore. Associato alla critica sociale, il pazzo funge da veicolo delle idee più sovversive. Ha un ruolo anche nei tormenti della Riforma: in questo contesto il pazzo è l’altro (cattolico o protestante). A cavallo tra Medioevo e Rinascimento, la sua figura divenne onnipresente, come dimostrano l’arte di Bosch e poi quella di Bruegel. In epoca moderna, la figura del pazzo istituzionale sembra progressivamente svanire, sostituita nelle corti d’Europa dal giullare o dal nano. A partire dalla metà dell’Illuminismo, la follia si prende la sua rivincita per manifestarsi in altre forme, meno controllate. La mostra si concluderà con l’evocazione della visione ottocentesca del Medioevo attraverso il prisma del tema della follia, ma con la luce tragica, persino crudele, datale dalle rivoluzioni politiche e artistiche.
Questa mostra beneficia del sostegno del Cercle des Mécènes du Louvre, della Fondazione Etrillard e della New York Medieval Society.
COMMISSARI: Elisabeth Antoine-König, curatrice generale del Dipartimento degli Oggetti d’Arte e Pierre-Yves Le Pogam, curatrice generale del Dipartimento delle Sculture, Museo del Louvre.