Oggi con Quaderni dell’Ottocento indaghiamo nella pittura scandinava di Bruno Liljefors che seppur meno noto dei suoi contemporanei fu tuttavia una figura importante sulla scena artistica scandinava di fine Ottocento. Da una prospettiva internazionale, l’arte prodotta in Svezia languì nell’oscurità fino alla fine del XIX secolo, quando un certo numero di artisti svedesi ottennero l’attenzione al di fuori della Svezia. Soprattutto gli anni ottanta dell’Ottocento e i due decenni successivi furono periodi di grandezza per l’arte svedese. Sicuramente un periodo che intersecava romanticismo che implodeva in altri paesi e naturalismo, arte da sempre amata nei paesi nordici. “Naturalismo” è un termine con una storia controversa e complessa nella critica d’arte. È stato utilizzato fin dal XVII secolo per riferirsi a qualsiasi opera d’arte che tenta di rendere la realtà del suo soggetto senza preoccuparsi dei vincoli delle convenzioni o delle nozioni di “bello”. Ma dalla fine del XIX secolo, è stato utilizzato anche per riferirsi a un movimento pittorico – inizialmente ritenuto avere sede in Francia, ma le cui origini e eredità si sono poi estese in tutto il mondo compresi i paesi nordici- che tentava di rappresentare il soggetto umano. nei suoi rapporti formativi con gli habitat naturali e gli ambienti sociali, con un’accuratezza visiva che si avvicina a quella della fotografia. Informato da elementi di romanticismo e realismo, il naturalismo era un tempo la tendenza dominante nell’arte occidentale, eclissata solo retrospettivamente dall’attenzione prestata al suo movimento contemporaneo, l’impressionismo. Il naturalismo fu anche un movimento letterario iniziato alla fine del XIX secolo, simile al realismo letterario nel suo rifiuto del romanticismo, ma distinto nel suo abbraccio al determinismo, al distacco, all’oggettivismo scientifico e al commento sociale. Il naturalismo prevede il distacco, in cui l’autore mantiene un tono impersonale e un punto di vista disinteressato; determinismo, che è definito come l’opposto del libero arbitrio, in cui il destino di un personaggio è stato deciso, addirittura predeterminato, da forze impersonali della natura al di fuori del controllo umano; e la sensazione che l’universo stesso sia indifferente alla vita umana. Nel romanzo come nella pittura l’autore potrebbe scoprire e analizzare le forze, o leggi scientifiche, che influenzano il comportamento, e queste includono emozioni, ereditarietà e ambiente. Marika Lion
Da bambino Liljefors trascorreva il suo tempo disegnando ed esplorando la vita all’aria aperta. Studiò per un breve periodo all’estero con il pittore di animali Carl Friedrich Deiker (1836-92) e viaggiò attraverso la Germania, l’Italia e la Francia. Negli ultimi anni dipinse anche figure e produsse alcune sculture. Suo fratello minore Ruben Matthias (1871-36) divenne un noto compositore in Svezia.
Astuto osservatore, Liljefors ha immortalato vere e proprie famiglie di volpi in agguato nei boschi o di lepri che sfrecciavano nella neve, ma anche falchi pescatori appollaiati sulle cime dei pini marittimi, edredoni in volo sulle gelide acque dell’arcipelago e galli cedroni che compivano la loro parata nuziale in le foreste. Ha lavorato nella e dalla natura, usando le sue abilità di acrobata e ginnasta per arrampicarsi sugli alberi. Anche se lo negava, la sua ricerca estetica era fortemente influenzata dal Japonisme e dall’arte dell’Estremo Oriente. Liljefors amava disporre alcuni dei suoi dipinti all’interno di grandi cornici dorate, formando composizioni ispirate alla tecnica giapponese dell’harimaze, dove le stampe presentano più immagini indipendenti l’una dall’altra.
Era un buon osservatore e raffigurava animali selvatici nel loro habitat naturale: il suo approccio oggettivo contrastava fortemente con il frequente sentimentalismo di molti pittori di animali dell’epoca.
La sua arte va compresa anche alla luce delle scoperte darwiniane che permearono la cultura europea nel XIX secolo.
Nell’universo di Liljefors, animali, piante, insetti e uccelli facevano tutti parte di un insieme più ampio, ciascuno con un ruolo specifico da svolgere. In un’epoca in cui la preservazione della biodiversità è diventata una questione importante, Liljefors, al di là del suo ruolo di paladino della natura svedese, invita gli spettatori a osservare meglio l’intero mondo vivente di cui facciamo parte.
Il Petit Palais presenta una mostra un insieme di circa un centinaio di pezzi, tra cui dipinti, disegni e fotografie provenienti dalle collezioni di musei svedesi come il Museo Nazionale di Stoccolma, la Galleria Thiel e il Museo di Göteborg, oltre a numerose collezioni private.
Mostrando la sua opera per la prima volta al pubblico francese, il Petit Palais cerca di mettere in luce la sua abilità pittorica e il contributo originale di Liljefors alla costruzione del repertorio fantasioso di natura svedese.
Per chi volesse scoprire questo artista: Bruno Liljefors (1860-1934) “La Suède sauvage” al petit Palais di Parigi dal 1 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025
Immagine di copertina: Bruno Liljefors, Lièvre variabile, 1905. Olio su tela, 86×115 cm. La Galleria Thiel, Stoccolma. © Per gentile concessione di Thielska Galleriet, Stoccolma / Foto Tord Lund.