Come possiamo ridurre i rifiuti e l’inquinamento legati al settore tessile – e risparmiare energia, acqua e altre risorse naturali utilizzate per produrre vestiti? La risposta sta nella moda sostenibile che è vantaggiosa per i produttori, i consumatori e il pianeta.
L’Unione Europea ha una strategia per il tessile sostenibile e circolare per creare un settore tessile più verde. L’obiettivo è un grande cambiamento all’interno del settore e tra i consumatori, creando un nuovo ecosistema sostenibile per il tessile entro la fine di questo decennio. Il nuovo approccio esamina l’intero ciclo di vita dei tessili e propone azioni per cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo i tessili. Ciò significa che tutti i prodotti tessili devono essere durevoli, riparabili e riciclabili. Saranno ampiamente disponibili servizi redditizi di riutilizzo e riparazione e i produttori si assumeranno la responsabilità dei loro prodotti lungo tutta la catena di approvvigionamento.
Il Fast Fashion incoraggia un consumo eccessivo e non necessario
Questi indumenti sono progettati per essere usa e getta, ciò porta a rifiuti eccessivi, molti dei quali non possono essere riciclati. Nelle fabbriche di tutto il mondo tra il 25 e il 40% di tutti i tessuti utilizzati rimangono o diventano rifiuti. Inoltre, poiché le capacità di riutilizzo e riciclaggio in Europa sono limitate, gran parte degli indumenti scartati e donati e di altri prodotti tessili vengono esportati in Africa e in Asia, dove spesso finiscono nelle discariche e nei flussi di rifiuti informali. Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente, la quantità di tessili usati esportati dall’UE è triplicata negli ultimi vent’anni. L’UE mira a fermare la sovrapproduzione e il consumo eccessivo di abbigliamento. Le nuove misure scoraggeranno inoltre la distruzione dei prodotti tessili invenduti o restituiti e limiteranno l’esportazione dei rifiuti tessili. Questi indumenti sono progettati per essere usa e getta, quindi il fast fashion incoraggia un consumo eccessivo e non necessario. Ciò porta a rifiuti eccessivi, molti dei quali non possono essere riciclati. Il risultato è un impatto enorme sul nostro ambiente. Gli effetti sono molto reali e questo uso eccessivo delle risorse sta alimentando il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento.
Le microplastiche una sfida da affrontare
Ogni volta che laviamo i nostri vestiti realizzati in poliestere, rayon e nylon, rilasciano microplastiche. Fino al 35% di tutte le microplastiche possono essere ricondotte a tessuti sintetici! Queste minuscole particelle di plastica alla fine finiscono nel mare dove vengono consumate dal plancton e poi dai pesci che mangiamo, finendo nel nostro corpo.Si stima che circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche provengano dai nostri indumenti sintetici. Ciò equivale a circa 50 miliardi di bottiglie di plastica. L’UE sta finanziando molte ricerche sulle microplastiche. I rischi che comportano devono essere esplorati ulteriormente. Ma è chiaro che le microplastiche rilasciate dai tessuti hanno un impatto misurabile sull’ambiente. La stessa, ha recentemente proposto nuove norme sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale. L’obiettivo è spostare tutti i principali settori verso un comportamento aziendale più verde, giusto e responsabile. Richiede a tutte le aziende che rientrano nel suo ambito di applicazione di affrontare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente nelle proprie attività e lungo le catene del valore. Ciò è in linea con le norme sui diritti umani e sul lavoro riconosciute a livello internazionale e, naturalmente, con gli impegni ambientali internazionali. Da quanto riportato,l’UE offrirà orientamenti, strumenti e finanziamenti per aiutare le aziende ad adeguarsi alle nuove norme. Sarà nel loro interesse conformarsi. In questo modo costruiscono fiducia, evitano danni all’ambiente e alla propria reputazione e troveranno più facile accedere ai fondi.
Informare le persone dal greenwashing
Di conseguenza, gli europei saranno meglio informati sulla sostenibilità ambientale dei prodotti e maggiormente protetti contro dichiarazioni ecologiche false o fuorvianti. Saranno vietate le affermazioni ambientali generali, come “verde”, “ecologico”, “buono per l’ambiente”. Affermazioni più specifiche come “questa maglietta è fatta con 5 bottiglie di plastica riciclata” saranno consentite solo se esistono prove concrete a sostegno di tale affermazione. Le nuove misure aumenteranno la competitività delle imprese che si impegnano concretamente per migliorare la sostenibilità dei loro prodotti, poiché saranno equamente riconosciuti, ed elimineranno la concorrenza sleale da parte delle aziende che fanno dichiarazioni fuorvianti.
“Un nuovo e migliore mondo é alle porte“