E’ qui che incontra Pierre Jeannet – l’altra metà della storia di JAR. Trascorrono molto tempo insieme tra negozi di antiquariato, musei, gallerie e case d’asta, accumulando conoscenze su gioielli antichi, diamanti, pietre di colore. Nel 1973 aprono un negozio di ricami in rue de l’Université ma per Rosenthal non era altro che giocare con la tavolozza dei colori della lana, perché la passione vera è per le pietre. Nel 1976 Rosenthal si trasferisce di nuovo a New York per lavorare in Bulgari, ma torna ben presto a Parigi e decide di aprire un’attività propria con le sue iniziali, JAR. Joel Arthur Rosenthal ha avuto l’onore di una retrospettiva al Metropolitan Museum di New York durante la sua vita. Ma mentre il primo è stato presentato nel 1983 come couturier al Costume Institute, il secondo è stato presentato nel 2013 come artista nel dipartimento di arte moderna e contemporanea. La prima volta per un gioielliere. Alcuni suoi colleghi hanno confessato di aver passeggiato più volte nella semioscurità per ammirare dal solo bagliore dei display, le 400 spille, anelli o orecchini scolpiti a forma di libellule, farfalle, fiori, foglie, serpenti, di coralli, conchiglie o petali con una brillantezza scintillante. JAR, che a volte impiega anni per realizzare un gioiello (e la cui bottega ne produce un centinaio all’anno) è il grande maestro della tecnica della pavimentazione, l’accostamento delle pietre l’una contro l’altra. Crea solo pezzi unici, uscendo dalla sua immaginazione poetica, capricciosa e delicata. Il suo genio cromatico riesce a far risaltare lo sgualcito, il drappeggiato, il movimento, il vivere sulle sue sfumature di ciottoli. Per il critico del New York Times Suzy Menkes, è “il Matisse dei gioielli”. Per Diane de Furstenberg, la “Fabergé del nostro tempo”. Le vetrine del suo negozio, 7, place Vendôme, sono vuote, come il suo sito web. La sua casa non ha numero di telefono o catalogo e non fa pubblicità. Sono poche le interviste con lui: una nel 2002 prima di una mostra a Londra, l’altra al “Financial Times” poco prima della retrospettiva del Met. JAR accetta di cedere le sue meraviglie a circa 300 stelle e ultrariches, tra cui Gwyneth Paltrow, Madonna, Arpad Busson (l’ex fidanzato di Uma Thurman ed Elle Mcpherson), Maryvonne Pinault, Marella Agnelli … Anche Elizabeth Taylor era una fan. Il gioielliere crea la maggior parte dei suoi pezzi per donne specifiche e si riserva il diritto di non rinunciare a un gioiello se ritiene che non sia adatto alla donna che vuole acquistarlo. Questo elitarismo spinge le sue rare creazioni nel firmamento, che si trovano nelle sale d’asta. Nel 2006, Ellen Barkin, la quarta moglie del magnate Ron Perelman, ha venduto all’asta 17 pezzi JAR da Christie’s dopo la loro separazione. Sono stati messi all’asta a prezzi superiori a due, tre o anche cinque volte la stima. Idem nel 2012 quando Lily Safra, vedova del banchiere Edmond Safra, vendette, sempre da Christie’s, 18 opere JAR della sua collezione.