Il monumentale panorama notturno del Bosforo di Carlo Bossoli combina una varietà di tradizioni pittoriche per creare un’immagine evocativa di immenso potere. Fondendo la pittura di vedute del grand tour con l’occhio di un illustratore contemporaneo per il dramma, il colore locale e il pittoresco, Bossoli ha creato un’immagine commerciale che giocava sull’appetito del suo pubblico per il mondo esotico dell’Oriente e su una varietà di tropi visivi immediatamente riconoscibili.
Il presente dipinto battuto all’asta da Christie’s per GBP 314,500 si basa su una tradizione di pittura notturna rappresentata al meglio da artisti come il pittore francese Pierre-Jacques Volaire del XVIII secolo, e commercializzata su scala quasi industriale da numerosi pittori napoletani a guazzo, qui aggiornata con una narrativa esotica ma contemporanea. Volaire si fece reputazione a Napoli e a Roma, specializzandosi nella rappresentazione di immagini al chiaro di luna del Golfo di Napoli, eruzioni notturne del Vesuvio (fig. 1) e in scene pirotecniche come i fuochi d’artificio su Castel Sant’Angelo. Commercialmente immensamente popolari, questi esibivano gli stessi drammatici contrasti del freddo blues notturno, con manifestazioni ardenti e fluttuanti di fumo e fuoco del tipo qui rappresentato.
La vista esatta qui guarda a sud-ovest lungo il Bosforo verso i principali punti di riferimento di Costantinopoli e sopra la Torre di Leandro, una struttura del XII secolo che si trova su un piccolo isolotto appena al largo della costa di Uskudar
L’incendio sull’altra sponda avviene sulle colline di Galata, con la sua famosa torre di profilo nettamente circondata dalle fiamme alle sue spalle. Sebbene questo dipinto sia datato provvisoriamente al 1848 circa da Peyrot (op. cit.), l’evento esatto qui registrato da Bossoli è sconosciuto. Per Bossoli le opportunità artistiche offerte da un’occasione così drammatica erano evidenti e sembra che nella presente opera egli si sforzasse soprattutto di creare un’immagine che fondesse il naturalismo del dettaglio topografico con un’atmosfera profondamente romantica e senza tempo. Quest’ultimo è rafforzato da un senso di presenza umana che viene suggerita piuttosto che dichiarata esplicitamente; in effetti, Bossoli ha evitato il personale e l’atmosfera normalmente vivace che usa in altre occasioni per descrivere la città (fig. 2), con solo le finestre scintillanti in primo piano che suggeriscono qualsiasi attività. Dal punto di vista compositivo, l’opera è notevole non solo per l’ampiezza della sua vista, ma per il contrasto visivo creato dal mare di piccole verticali – alberi, minareti, torri e navi all’ancora – che si rafforzano a vicenda e radicano l’immagine immutabilmente nel tempo e nel tempo. spazio. La città, come la Torre di Galata, si erge come un simbolo eterno, capace di resistere a tutto ciò che l’uomo e la natura possono lanciarle contro.
Bossoli fu il principale pittore topografico della sua epoca e un superbo disegnatore, noto per il formato delle sue ampie vedute e per una straordinaria voglia di viaggiare che lo portò oltre l’Italia, attraverso l’Europa fino al Medio Oriente
Le sue vedute di città, spesso illuminate in modo drammatico, includevano Mosca, San Pietroburgo, Venezia, Praga, Varsavia, Parigi e Londra, e viaggiò molto attraverso il Nord Africa, dipingendo in Egitto, Marocco e Algeria. Fu anche un importante cronista del Risorgimento italiano. Soprattutto, le sue immagini riescono abilmente a coniugare il pittoresco e la modernità della sua epoca. Bossoli passò per la prima volta da Costantinopoli nel 1839, di ritorno in Italia da Odessa, dove la sua famiglia era emigrata quando lui era bambino. La città, che era una tappa fissa nei viaggi che fece tra la Crimea e l’Italia all’inizio degli anni Quaranta dell’Ottocento, lasciò su di lui un’impressione indelebile e per tutta la vita combinò in composizioni altamente rifinite i disegni che aveva realizzato mentre era lì. Bossoli ricevette commissioni dalle più alte sfere: tra i suoi mecenati figurarono l’imperatrice Eugenia, il principe Eugenio di Savoia e la regina Vittoria. Il presente lavoro risale a un periodo in cui eseguì un numero insolitamente elevato di dipinti della Crimea e del Bosforo, in parte per soddisfare la domanda dei mecenati inglesi, sia collezionisti privati che incisori commerciali, il cui interesse per la regione era alimentato dal coinvolgimento del paese nella guerra di Crimea.
L’occasione per conoscere questo artista sarà la mostra alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio) che aprirà il prossimo 20 ottobre 2024 al 23 febbraio 2025, a cura di Sergio Rebora con il coordinamento scientifico di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla
Bossoli (Lugano, 1815 – Torino, 1884) è stato, a cavallo della metà dell’Ottocento, uno degli artisti più apprezzati, e contesi, in Europa. Le sue vedute, i suoi quadri evocativi di vicende storiche, i suoi ritratti erano apprezzati da re – dai Savoia alla regina Vittoria –, principi, dalla migliore nobiltà e dalla borghesia più sofisticata. Chi non poteva permettersi i suoi olii, bellissimi, o le sue tempere, magistrali, ne acquistava sul mercato, soprattutto inglese, le riproduzioni. Editori londinesi pubblicarono l’album “The War in Italy” nel 1859, dove raccontava la Battaglia di Solferino e altri episodi della Guerra d’Indipendenza o “Wiew of the Crimea” (1853).
I Savoia, che lo elevarono a “Nostro pittore di storia”, gli commissionarono ben 150 tra tempere e litografie
Documentano le imprese ferroviarie del Regno, in particolare la nascita della Torino-Genova, ma anche altre vicende storiche. 105 tempere raccontano le guerre piemontesi e nazionali del 1859, 1860 e 1861, gli anni dell’Unità d’Italia.
Bossoli è un pittore “girovago”
Si allontana ancora bambino, al seguito della famiglia, dalla natia Lugano, a Odessa. Qui a mettere gli occhi sul giovane artista sono il governatore, conte Michail Voroncov, e sua moglie Elizaveta, che per abbel¬lire la città affidarono lavori di grande prestigio anche ad altre maestranze ticinesi. Nel 1840 torna in Italia, a Milano, artista già di fama; qui documenta, come un vero e proprio reporter, gli avvenimenti delle Cinque Giornate del marzo 1848. Nobili e ricchi borghesi gli commissionano vedute dei loro giardini e dei loro palazzi. È un artista di successo, che però non riesce a resistere a lungo in nessun luogo. Di Paesi ne percorre tanti: Inghilterra, Irlanda, Russia, Spagna, Marocco…. Sono gli anni in cui la vecchia Europa si lascia travolgere dalla magia dell’Oriente e dell’Esotico e lui sa ricreare quelle atmosfere sospese tra sogno, leggenda e realtà in modo perfetto, avendole vissute da vicino e amate.
A contestualizzare l’arte di Bossoli, nella sezione dedicata all’esotismo, sarà ricreata una period room con arredi “alla turca” dell’ebanista piemontese Giuseppe Parvis
Dal 1853 risiede a Torino con la sorella Giovanna e il nipote Francesco Edoardo (Odessa, 1830 – Torino, 1912), anch’egli artista, a cui è dedicata una sezione in mostra. Qui costruisce un’affascinante dimora in stile orientaleggiante, a ricordo dei suoi numerosi viaggi. Muore nella capitale piemontese ma, per sua esplicita richiesta, viene seppellito nel Cimitero di Lugano, la patria che nonostante la vita cosmopolita, non aveva mai smesso di frequentare e di amare.
La mostra riunisce più di 100 opere dell’artista e di suo nipote, a documentare tutti i molteplici aspetti della sua arte. Sono prestiti concessi da istituzioni pubbliche italiane e svizzere e da importanti collezioni private. Molte sono esposte per la prima volta. Alla Züst, imperdibile, dal prossimo 20 ottobre.
Opera in copertina: Carlo Bossoli, Veduta del bacino di San Marco a Venezia, 1847, tempera su carta, 26,5 x 40 cm, Torino, Collezione privata, courtesy Enrico Gallerie d’arte.